“Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare a farlo”.
Queste parole di Pablo Picasso ci danno modo di parlare brevemente del lavoro del coach.
Ciò che caratterizza il lavoro del coach, o coaching, è quello di suscitare, sollecitare la performance o, usando un termine italiano, le prestazioni nella persona che si rivolge a lui come cliente, o coachee.
Infatti, è proprio del coach quello di supportare il cliente per renderlo sempre più competitivo, a raggiungere l’eccellenza, intesa come dare il meglio di sé.
Del resto, non poteva essere altrimenti perché il coaching nasce in ambito sportivo, per poi spostarsi in ambito aziendale e poi, di recente, in ambito della performance personale con il life coaching, nel quale il cliente viene incoraggiato e accompagnato a raggiungere livelli alti di capacità relazionale o professionale.
La ricerca della performance è, dunque, propria del coaching che, per questo, si differenzia molto da percorsi che possono sembrare simili ma che non lo sono, come affrontare il disagio o il disturbo che sono propri di un percorso terapeutico e quindi del counselor o dello psicologo o psicoterapeuta.
Il coach viene “ingaggiato”, è il caso di dire, da un cliente che vuole raggiungere obiettivi che lo facciano crescere ed essere la migliore versione di sé: “Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare a farlo” (Pablo Picasso).
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